Tutti in piscina: per nuotare, ma non solo!

La piscina rappresenta non solo ambiente per il nuoto, bensì mezzo insostituibile per soddisfare le esigenze più diverse. L’attività in piscina è infatti ricchissima e varia. L’acqua, grazie alle sue caratteristiche, consente di praticare una moltitudine di movimenti i quali, con o senza l’utilizzo di piccoli attrezzi, possiedono sempre una valenza metabolica..Vediamo dunque, in sintesi, le principali peculiarità che rendono l’elemento acqua così speciale:

– Resistenza del mezzo (R): E’ la forza che si oppone al movimento di un corpo immerso in un fluido e dipende dalla densità di quest’ultimo. In pratica il corpo deve “aprirsi” la strada tra le molecole del fluido, respingendole di lato mentre avanza. R aumenta col quadrato della variazione di velocità del corpo che si muove. Così, raddoppiando la velocità di spostamento (del corpo o di parte di esso, ad esempio un arto), R quadruplica. La densità dell’acqua è 1000  volte superiore a quella dell’aria.Come  conseguenza si ha che la velocità massima raggiungibile dall’uomo in acqua è bassa, mentre il costo energetico è molto elevato. Occorre ricordare che, a velocità molto elevate, prossime ai 300 km/h, R varia non con il quadrato, bensì con il  cubo degli incrementi di velocità.

– Spinta idrostatica, o principio di Archimede. E’ improprio dire che in acqua non esiste o è ridotta la forza di gravità. In realtà essa si mantiene inalterata. Viene però bilanciata da una forza verticale, diretta verso l’alto, pari al peso del fluido spostato dal corpo immerso, ed applicata al suo centro geometrico.

– Pressione idrostatica. Un liquido, per effetto del proprio peso, esercita sulle pareti del recipiente che lo contiene e sulla superficie dei corpi che vi sono immersi, una pressione direttamente proporzionale al peso specifico del liquido ed alla profondità alla quale i corpi si trovano (legge di Stevino).

Le proprietà descritte rendono l’acqua insostituibile nella riabilitazione funzionale dopo un evento traumatico o un intervento chirurgico a carico dell’apparato locomotore. L’acqua consente inoltre che un atleta infortunato possa continuare ad  allenarsi in condizioni particolarmente favorevoli, grazie alla possibilità di  poter graduare con estrema precisione il carico sulle strutture articolari. La percentuale del peso corporeo, infatti, è funzione di quanta parte del corpo risulta immersa. Si passa così dall’80% del peso terrestre, quando si è in stazione eretta con acqua a metà coscia, al 33% con acqua al petto, fino al 7% con acqua al collo.

Oltre che in riabilitazione, la piscina è utilizzata con scopi terapeutici in numerose patologie:

– Obesità (sfruttando la spinta idrostatica). Nelle strategie di dimagrimento è fondamentale incrementare l’attività fisica quotidiana e seguire un  piano dietetico personalizzato moderatamente ipocalorico, in modo che si determini un bilancio energetico negativo. Ciò significa “bruciare” metabolicamente una quantità di calorie superiore a quella assunta con gli alimenti. Il movimento sottomassimale eseguito in acqua, a parità di intensità dello stesso esercizio fatto “a secco”, determina un minore utilizzo del glicogeno (lo zucchero di riserva presente nei muscoli e nel fegato) e, quindi, un maggiore utilizzo percentuale dei grassi come carburante. Questo fatto, unito alla drastica riduzione del rischio di infortuni muscolo-articolari, fa sì che il nuoto e le varie forme di acquagym rappresentino la condizione ideale per poter svolgere un importante lavoro fisico, anche quotidiano.

– Insufficienza venosa profonda (sfruttando la pressione idrostatica). Ho accennato in precedenza che, per la legge di Stevino, la pressione dell’acqua aumenta linearmente con la profondità (1 atmosfera ogni 10 metri).Con la semplice immersione in verticale si determina una differenza di quota tra i vari segmenti corporei. Ciò determina un potente effetto “ a calza elastica “ sul corpo, proprio perché la pressione diminuisce gradualmente dai piedi al tronco. In pratica il sangue è spinto verso l’alto e viene così agevolato  il ritorno venoso.

– Lombalgia. L’immersione determina la scomparsa dell’attività automatica posturale dei muscoli paravertebrali ed addominali. Ciò, insieme all’effetto miorilassante indotto dall’acqua, favorisce la riduzione delle contratture antalgiche e quindi la riduzione del dolore lombare.

Luigi Vielmi

Chinesiologo